Come cucinare il granchio

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In Italia, quando si parla di granchio, si intende di solito la grancevola o granseola, nome veneto adottato anche nel resto d’Italia per indicare un crostaceo di grandi dimensioni, con arti molto lunghi (che infatti in inglese si chiama spider crab). Le sue carni sono gustose e ricche di proteine, con pochissimi grassi e calorie. Se possibile, è meglio acquistare il granchio ancora vivo, optando per un esemplare di grosse dimensioni – perché più ricco di carne.

Come si cucina la grancevola? Noi vi proponiamo una ricetta molto semplice, che esalta il sapore gradevole delle carni: il granchio va spazzolato e lavato bene, poi occorre legare le zampe intorno al corpo con un sottile spago e tuffarlo in una pentola capace con abbondante acqua in ebollizione: lasciare cuocere per 20 minuti, poi scolare e lasciare raffreddare. In seguito, con un coltellino affilato bisogna incidere la parte inferiore all’attaccatura della corazza ed estrarre la polpa con un cucchiaio. Con uno schiaccianoci si può recuperare anche la poca polpa contenuta nelle zampe. La polpa raccolta può essere tritata e messa in una terrina, condita con olio, sale, pepe, limone e prezzemolo e infine servita nei carapaci.

Molto più comodo è acquistare la polpa di granchio in scatola, quella vera, però, non il surimi (anche detto bastoncini di granchio), che del crostaceo ha solo i colori, ma è costituito da carni di merluzzo. Noi ve la consigliamo come ingrediente principale per l’insalata di riso (insieme a cetriolini, prezzemolo e una foglia di alloro), oppure in un sugo di pasta abbinata ai broccoli.


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