Il cocomero: più ricco di acqua non si può

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Nell’Italia del nord si chiama anguria, nel centro si chiama cocomero e nel sud melone rosso o melone d’acqua. Ma sempre di un capolavoro della natura si tratta, dai colori vivacissimi e dal gusto zuccherino, di cui bisogna fare il pieno nella giusta stagione: da luglio a settembre.

Il cocomero va consumato ben maturo: i grandi esperti ne saggiano la maturazione picchiando con il dito medio sulla buccia, se pronto, dovrebbe risuonare cupamente. Una prova più sicura è quella di incidere la scorza, estraendo un tassello-campione di polpa. Solo che, se il frutto non è ancora maturo, praticamente lo si rovina. Qualcuno però sfrutta il tassello estratto per inserire nel foro prodotto un bicchierino di liquore aromatico (tipo Grand Marnier o Strega) e ve lo lascia penetrare per qualche ora, mettendo l’anguria a raffreddare in frigorifero prima di servirla.

Tra tutti i frutti, il cocomero è quello dal più elevato contenuto di acqua (ben il 93,5%). Il suo gusto dolce deriva dalla presenza di sostanze aromatiche, più che dalla quantità di zucchero in essa contenuto. Il suo valore dietetico è molto scarso, se si eccettua l’apprezzabile quantità di vitamine: soprattutto vitamina C, vitamina A, vitamina B, oltre a piccole quantità di minerali: calcio, fosforo e ferro. L’alta presenza di cellulosa rende il cocomero scarsamente digeribile per alcune persone, specie se consumato a fine pasto invece. Per chi non ha problemi di dispepsia, invece, è un ottimo dissetante, rinfrescante e diuretico.

Una presentazione tradizionale, di grande effetto, è il cesto di cocomero. Si taglia una sottile calotta sul fondo in modo che resti stabile, nella parte superiore con un coltello molto affilato si taglia la buccia in modo da lasciare una striscia larga circa quattro centimetri che abbia l’aspetto dell’impugnatura di un cesto. Con un cucchiaio o uno scavino si estrae poi tutta la polpa del cocomero, eliminando i semi. La polpa va condita in una terrina con zucchero a velo, un pizzico di cannella e 1 bicchierino di rum, rimescolata con molta delicatezza e tenuta in frigorifero per qualche ora. Prima di servire si riempie di nuovo il cesto con la polpa fredda.

In Sicilia è diffuso un sorbetto di grande bontà, chiamato gelo di mellone. Nel nostro archivio abbiamo abbiamo anche un’altra ricetta che prevede l’uso di una piccola quantità di latte, il sorbetto al cocomero.


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